Archivio della categoria: kinder zone

I miei top 5 del Bauhaus.

Il Bauhaus fa ancora discutere molto, forse perché la sua attività è stata temporaneamente interrotta dalla dittatura nazista, così non ha potuto svolgere la normale attività di una scuola d’arte, probabilmente perché è stilisticamente padre di tutti gli oggetti di nostro uso quotidiano, Apple world incluso.

E’ sempre stato un mio punto fermo, non tanto per lo stile, che non era neppure esercizio stilistico, ma perché si accompagnava orgogliosamente ad una ricerca di significato che anche nelle produzioni di oggi dovrebbe essere guida.

L’immaginario collettivo e i programmi scolastici cadono spesso sugli stessi oggetti di questa corrente, mentre io ho lasciato il cuore su alcuni oggetti meno noti.

Inizio con l’orologio da cucina di Max Bill, uno degli oggetti più osservati e scontati della quotidianità: grafica espilicita, funzione immediata, timer per le cotture:  ha dato origine ad una generazione intera di oggetti di questo tipo.

Max Bill Junghans Kitchen Wall Clock - Pinterest

Max Bill Junghans Kitchen Wall Clock – Pinterest

Proseguiamo rimanendo nella vita familiare con i Bauspiele -mattoncini- di Alma Siedhoff-Buscher, hanno fatto nascere un intero mondo di giochi per ‘costruzione’ prima ancora che esistessero i colossi, un’intuizione a dir poco geniale.

Bauhaus Bauspiele - Pinterest

Bauhaus Bauspiele – Pinterest

Bauhaus Bauspiele - Pinterest

Bauhaus Bauspiele – Pinterest

Poi la mini lampada da tavolo di Marianne Brandt & Hin Bredendieck, chi di voi non ha avuto un oggetto simile sulla scrivania da studente?

Marianne Brandt. Kandem Bedside Table Lamp. Credits MoMa

Marianne Brandt. Kandem Bedside Table Lamp. Credits MoMa

Il carattere grafico di Josef Albers, con pochissimi segni essenziali riproduce l’intero alfabeto, cancellando qualsiasi arzigogolo da corsivo. E’ il precursore dello script.

Joseph Albers Lettering. Pinterest

Joseph Albers Lettering – Pinterest

Le grafiche coloratissime della linea di tessili, dopo quasi cento anni sono ancora così attuali.

Atelier textile du Bauhaus - Archiver

Atelier textile du Bauhaus – Archiver

Per concludere, la caffettiera di Marianne Brand, poco conosciuta, ma dalle linee fluentissime che verranno poi riprese da innumerevoli produzioni nei decenni successivi.

Marianne Brandt coffe pot - Pinterest

Marianne Brandt coffe pot – Pinterest

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Yambo e l’arte della Grande Guerra.

Qualche sera fa ho rivisto un vecchio documentario sulla Grande Guerra, quest’anno è oltretutto la ricorrenza del centenario. Tra le immagini relative all’arte di quel periodo ho intravisto qualche illustrazione eccezionalmente bella e tramite una piccola ricerca ho trovato questo autore e scoperto che è una pietra miliare dell’illustrazione per ragazzi italiana: Yambo, nome d’arte per Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro.

Nei suoi racconti ci sono immagini di fantasia fantasiose e futuristiche come questa copertina:

esploratori

E un personaggio meraviglioso e coraggiosissimo nominato ‘Ciuffettino’.

ciuffettino 1

Si tratta di un bambino incredibile che compie avventure immaginarie ricche di sfide, il ciuffo enorme, considerati i tempi, era sinonimo di senso di ribellione, quindi viene esasperato con una sproporzione che fa davvero sorridere.

ciuffettino 2

Se tra i lettori è presente qualche collezionista di questi racconti, potrei avere delle fotografie? Vorrei proseguire la mia ricerca, grazie!

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Chi è l’ ATELIERISTA

E’ una figura professionale diffusa dalle scuole reggiane fino a sistemi educativi internazionali: io lo definisco il designer d’infanzia per eccellenza.  E’ il progettista dell’atelier: predispone gli ambienti, i processi creativi ed i linguaggi espressivi necessari ad una conoscenza della realtà attiva, grazie a provate nozioni su materiali e tecniche, motivo per cui si tratta di un professionista di ambito artistico, che collabora con l’insegnante mettendo a disposizione il suo sapere, la sua sensibilità ed il suo background.

Nasce negli anni ’60, per merito del pedagogista padre del Reggio Approach, Loris Malaguzzi, come presenza operativa di supporto alla visione del bambino competente, cioè capace di ‘fare’, di apprendere tramite un vero e proprio lavoro, non solo di ascolto, un essere umano capace di esprimersi in tutti i suoi ’99 linguaggi’.

E’ interessante osservare che contestualmente un’altra parte d’Italia vede Bruno Munari sviluppare una grande ricerca sui processi creativi nelle scuole per mettere in luce i linguaggi e le potenzialità del bambino, incentivare il pensiero lungo, creativo, impegnato e divergente.

Che si possa parlare anche qui di creatività italiana?

artwork of my child, unconsciously case of study for my atelier

artwork of my child, unconsciously case of study for my atelier

 

 

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Sculture di carta

La paperart è sempre stata per me una delle forme più classiche di atelier, ma allo stesso tempo una delle più creative. Sempre con sguardo curioso in questo senso ho catturato in questo ambito due creazioni inconsuete con lo stesso filo conduttore: la prima ha origine da un atelier per l’infanzia in ambito Reggio Approach: il mare di barche colorate in mostra presso il centro Loris Malaguzzi.

esposizione di atelier Centro Loris Malaguzzi

esposizione di atelier Centro Loris Malaguzzi

Poi una serie di sculture dalla bellezza impressionante, di Marianne Eriksen Scott Hansen, in mostra presso Mincraft 2017 a Milano, artista proveniente dal mondo della moda, che ha trovato nella carta un mondo di colori e di malleabilità di gran lunga più elaborabile di qualsiasi atro materiale. In entrambi i casi il riusltato è sorprendente, e mutevole nel tempo… infatti queste opere mi ricordano le bellezze floreali, sarà la loro stessa fibra vegetale o la fragilità del materiale oppure la varietà dei colori, ma trasmettono lo stesso fascino!

MARIANNEsculpture

Mindcraft 2017 – scultura di Marianne Eriksen Scott Hansen

 

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Una lettura per l’estate.

C’è una lettura che quest’ estate mi sta particolarmente a cuore e che vorrei consigliarvi: si tratta del progetto di un’amica, di quelle amiche che conosci nei corridoi dell’asilo nido in cui porti tuo figlio e che poi non molli mai più …

È un fantasioso progetto grafico – editoriale che tratta il delicato argomento dell’ospedalizzazione dei bambini e del loro rapporto con i medici e le medicine. Pubbliacato da Edigió, in collaborazione con Ospedale di Sassuolo, Voglio diventare grande, di Iolanda Monacelli, presenta personaggi eccezzionali come la bambina Sole che incontra allegramente il suo dott. Fiocco per trovare assieme una curiosa cura…

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