Archivio tag: DESIGN

Creativity is OVER?

L’epoca digitale ha ucciso la creatività? Per molti mesi ed anni del mio lavoro ho sentito questo vuoto incredibile: il mouse e le tavoletta grafica avevano sostituito le matite e i colori, con il loro odore e le loro impugnature dolorose. Io che avevo scelto di studiare architettura perchè passavo i pomeriggi a schizzare con la matita qualsiasi cosa e che ho disegnato moltissimo a mano durante i miei studi: si viveva ancora una situazione transitoria.

Per diverso tempo ho pensato che la grande colpevole fosse la Suite Adobe, invece mi sbagliavo, alla grande… Il vero colpevole è: il processo creativo finalizzato all’imitazione di un servizio omologato, ero caduta addormentata in una trappola e sono stati i bambini a svegliarmi, un altro apporto di grande valore sulla mia esperienza nel mondo infanzia.

Quando ci viene fornito un modello, sappiamo che dobbiamo arrivare a quel punto, può essere un esercizio utilissimo, tantissime discipline sono basate sul raggiungimento di un obiettivo configurato, ma la creatività? SI SPEGNE!

Quando si viene lasciati liberi di crearsi una propria tipologia, una nostra strada, è allora che si aziona un processo straordinario nella nostra mente, che va aldilà di qualsiasi strumento. I bambini hanno questo approccio spontaneo a molte le cose, perchè non sono saturi di immagini precostituite, come invece accade a noi adulti. La sfida vera è mantenere questo sguardo infantile verso il mondo e non finire nella gabbia dell’omologazione, in poche parole:

@dimmidicasa project

@dimmidicasa project

Condividi con i tuoi amici

  • Facebook
  • Twitter
  • Pinterest
  • Google Plus
  • Email

READ in DESIGN alla Senate House Library

Avete presente il termine “autorevolezza“? Ecco se dovessi sceglier l’architettura per eccellenza capace di essere autorevole sceglierei la Senate House Library. E’ questa la seconda tappa della rubrica con The Sleepy Hamlet: edificio centrale dedicato alla University of London, è stato progettato da Charles Holden in pieno periodo Art Deco – 1930.

Crush Hall Stairs

Crush Hall Stairs

Perchè ha attirato la nostra attenzione? Perchè pur conservando il suo linguaggio espressivo classico sa essere accogliente e facilmente abitata dagli studenti, merito di un massivo intervento di restyling avvenuto nel 2006 ad opera dello studio BDP. Il progetto ha lo scopo appunto di offrire “Un interno rinnovato che accoglie le strutture di una biblioteca accademica contemporanea per l’apprendimento“. Gli arredi, le finiture ed i particolari sono stati scelti in totale armonia con il contesto, ma con interpretazioni di utilizzo e grafiche totalmente contemporanee.

Senate House Graphics

Senate House Graphics

In particolare la discussa “Sofa room” , stanza delle poltrone, che riporta la ripetizione del divano icona Chesterfield, protagonista visivo, che ripropone diversi salotti inglesi spesso splendidamente occupati da ragazzi in studio.

Sofa Room

Sofa Room

I risultati sono di un livello sorprendente, come spesso Londra sa offrire. Così la biblioteca diventa scenografia prediletta per molti registi di fama internazionale e set di film come: Batman Begins, Il Cavaliere Oscuro e Fast and Furios 6.

Una delle inquadrature che in assoluto preferisco:

Bruceparty

Bruceparty

Condividi con i tuoi amici

  • Facebook
  • Twitter
  • Pinterest
  • Google Plus
  • Email

READ in DESIGN alla Wellcome Collection

Il giovedì con The Sleepy Hamlet.

The Reading Room at Wellcome Library. Source: Wellcome Collection

The Reading Room at Wellcome Library. Source: Wellcome Collection

The Reading Room at Wellcome Library. Source: Wellcome Collection

The Reading Room at Wellcome Library. Source: Wellcome Collection

 

Nel ricercare luoghi in cui si uniscano letteratura ed interoir design, Katia ed io, ci siamo interrogate su ambienti in cui si siano create le condizioni ideali per far sentire l’uomo al centro, invogliarlo a rilassarsi, staccare la spina e leggere. Voi frequentate un luogo così?

Sull’immediato verrebbe in mente una qualsiasi biblioteca, ma è veramente questa la sensazione che si prova entrando in una biblioteca cittadina? Abbiamo deciso di non parlarvi di spazi monumentali, che, per quanto magnifici, spesso trasmettono un’aria austera, incorniciati da opere d’arte di grande valore, risultano più simili a gallerie e poco accessibili e fruibili al semplice lettore, se non per fini di visita turistica.

La domanda principale che ci siamo fatte: dev’essere il libro l’unica prerogativa della biblioteca, con la sua esposizione e catalogazione? O la lettura si deve abbinare ad uno spazio invitante, accogliente, attraente che che coccoli l’utente in una delle attività che gli è più consona?

La reading room della Wellcome Collection, Londra, ci ha offerto grandi risposte: progettata da AOC Architecture, offre una location straordinaria alla collezioni di libri scientifici della proprietà, ma ospita anche al pubblico cittadino che la frequenta, offrendo salotti conviviali dai colori pastello, luci soffuse su angoli lettura, zone discrete che comunicano con esposizioni d’arte o rappresentazioni scientifiche. Il tutto incorniciato da una scenografica scala dalle tappezzerie vintage e maxi cuscini che richiamano forme cellulari al microscopio. Peculiarità dello studio Aoc è, infatti, scendere nel particolare e richiamare il filo conduttore del progetto della Wellcome Collection: medicina e scienza.

THE WELLCOME COLLECTION READING ROOM.

Thursday with The Sleepy Hamlet.

Looking for places where literature and design are combined, Katia and I, asked ourselves about environments in which the ideal conditions were created to make the man feel at the center, to encourage him to relax, unplug and read. Do you attend such a place?

Library would immediately come to mind, but is this the real feeling when entering a city library? We decided not to talk about monumental spaces, which, although magnificent, often transmit austerity, framed by works of art of great value, are more similar to galleries and not accessible and usable to the simple reader, if not for purposes of tourist visit.

The main question we asked ourselves: should the book be the only prerogative of the library, with its exhibition and cataloging? Or should the reading be combined with an inviting, welcoming, attractive space that welcomes the user to one of the activities best suited to him?

The Wellcome Collection reading room, London, gave us great answers: designed by AOC Architecture, it offers an extraordinarily hospitable location to the collections of scientific books of the property, but also to the public who frequents it, offering convivial living rooms in pastel colors, soft lighting on reading corners, discrete areas that communicate with art exhibitions or scientific representations. All framed by a scenic staircase with vintage tapestries and maxi cushions that recall cellular shapes under a microscope. The peculiarity of the AOC study is, in fact, going down in detail and recalling the leitmotif of the Wellcome Collection project: medicine and science.

Condividi con i tuoi amici

  • Facebook
  • Twitter
  • Pinterest
  • Google Plus
  • Email

I miei top 5 del Bauhaus.

Il Bauhaus fa ancora discutere molto, forse perché la sua attività è stata temporaneamente interrotta dalla dittatura nazista, così non ha potuto svolgere la normale attività di una scuola d’arte, probabilmente perché è stilisticamente padre di tutti gli oggetti di nostro uso quotidiano, Apple world incluso.

E’ sempre stato un mio punto fermo, non tanto per lo stile, che non era neppure esercizio stilistico, ma perché si accompagnava orgogliosamente ad una ricerca di significato che anche nelle produzioni di oggi dovrebbe essere guida.

L’immaginario collettivo e i programmi scolastici cadono spesso sugli stessi oggetti di questa corrente, mentre io ho lasciato il cuore su alcuni oggetti meno noti.

Inizio con l’orologio da cucina di Max Bill, uno degli oggetti più osservati e scontati della quotidianità: grafica espilicita, funzione immediata, timer per le cotture:  ha dato origine ad una generazione intera di oggetti di questo tipo.

Max Bill Junghans Kitchen Wall Clock - Pinterest

Max Bill Junghans Kitchen Wall Clock – Pinterest

Proseguiamo rimanendo nella vita familiare con i Bauspiele -mattoncini- di Alma Siedhoff-Buscher, hanno fatto nascere un intero mondo di giochi per ‘costruzione’ prima ancora che esistessero i colossi, un’intuizione a dir poco geniale.

Bauhaus Bauspiele - Pinterest

Bauhaus Bauspiele – Pinterest

Bauhaus Bauspiele - Pinterest

Bauhaus Bauspiele – Pinterest

Poi la mini lampada da tavolo di Marianne Brandt & Hin Bredendieck, chi di voi non ha avuto un oggetto simile sulla scrivania da studente?

Marianne Brandt. Kandem Bedside Table Lamp. Credits MoMa

Marianne Brandt. Kandem Bedside Table Lamp. Credits MoMa

Il carattere grafico di Josef Albers, con pochissimi segni essenziali riproduce l’intero alfabeto, cancellando qualsiasi arzigogolo da corsivo. E’ il precursore dello script.

Joseph Albers Lettering. Pinterest

Joseph Albers Lettering – Pinterest

Le grafiche coloratissime della linea di tessili, dopo quasi cento anni sono ancora così attuali.

Atelier textile du Bauhaus - Archiver

Atelier textile du Bauhaus – Archiver

Per concludere, la caffettiera di Marianne Brand, poco conosciuta, ma dalle linee fluentissime che verranno poi riprese da innumerevoli produzioni nei decenni successivi.

Marianne Brandt coffe pot - Pinterest

Marianne Brandt coffe pot – Pinterest

Condividi con i tuoi amici

  • Facebook
  • Twitter
  • Pinterest
  • Google Plus
  • Email

Chi è l’ ATELIERISTA

E’ una figura professionale diffusa dalle scuole reggiane fino a sistemi educativi internazionali: io lo definisco il designer d’infanzia per eccellenza.  E’ il progettista dell’atelier: predispone gli ambienti, i processi creativi ed i linguaggi espressivi necessari ad una conoscenza della realtà attiva, grazie a provate nozioni su materiali e tecniche, motivo per cui si tratta di un professionista di ambito artistico, che collabora con l’insegnante mettendo a disposizione il suo sapere, la sua sensibilità ed il suo background.

Nasce negli anni ’60, per merito del pedagogista padre del Reggio Approach, Loris Malaguzzi, come presenza operativa di supporto alla visione del bambino competente, cioè capace di ‘fare’, di apprendere tramite un vero e proprio lavoro, non solo di ascolto, un essere umano capace di esprimersi in tutti i suoi ’99 linguaggi’.

E’ interessante osservare che contestualmente un’altra parte d’Italia vede Bruno Munari sviluppare una grande ricerca sui processi creativi nelle scuole per mettere in luce i linguaggi e le potenzialità del bambino, incentivare il pensiero lungo, creativo, impegnato e divergente.

Che si possa parlare anche qui di creatività italiana?

artwork of my child, unconsciously case of study for my atelier

artwork of my child, unconsciously case of study for my atelier

 

 

Condividi con i tuoi amici

  • Facebook
  • Twitter
  • Pinterest
  • Google Plus
  • Email